Muovete il culo! by Muovete il culo! Lettera ai giovani. (Baldini & Castoldi 2018)

Muovete il culo! by Muovete il culo! Lettera ai giovani. (Baldini & Castoldi 2018)

autore:Muovete il culo! Lettera ai giovani. (Baldini & Castoldi, 2018)
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini&Castoldi
pubblicato: 2018-04-08T04:00:00+00:00


Un’altra statistica strappalacrime è intitolata «Gli studenti e il lavoro che cambia». E si tratta di un’indagine di Astra ricerche su 800 ragazzi tra i 17 e i 19 anni commissionata nel 2017 da Manageritalia, la federazione nazionale che rappresenta migliaia di manager in settori chiave.

I ragazzi intervistati per il 75% si attendono un incremento dei giovani che emigreranno per cercare lavoro. Soltanto il 36,5% però si aspetta in parallelo un aumento della disoccupazione in Italia, mentre il 40% crede che diminuiranno in Italia i salari d’ingresso. Di fronte a tali scenari, secondo i ricercatori, ci si sarebbe potuto aspettare che le scelte relative al percorso di studi fossero più pragmaticamente lungimiranti, ossia più indirizzate a massimizzare la possibilità di trovare un buon lavoro e fare carriera. Invece è il contrario, con un’incoerenza assoluta perché in realtà il percorso di studi viene scelto in base alle proprie – presunte – capacità e preferenze piuttosto che scommettendo sugli sbocchi professionali. Il 54,7% si fa quindi guidare «molto» dalle proprie passioni e solo il 37,2% guarda «molto» alla possibilità di trovare lavoro. E solo il 27,1% confida sulle esperienze lavorative fatte durante gli studi grazie alla scuola.

È bello pensare che se mi piace leggere Schopenhauer per comprendere il mondo allora scelgo di laurearmi in filosofia, ma poi non ho le competenze iper-specialistiche per affrontare il mondo attuale, e allora nessuno si stupisca se da anni i trentenni cinesi guadagnano più dei coetanei italiani!

Sì, è così ma siccome non leggete, pensate ancora che i cinesi siano soltanto quelli di Prato o della manodopera bassissima negli enormi distretti industriali cinesi.

Invece l’Emerging consumer survey 2013 – un’analisi che ha coinvolto 14mila persone di otto Paesi emergenti (Brasile, Russia, India, Cina, Turchia, Arabia Saudita, Indonesia e Sud Africa) condotta da Nielsen per conto del Credit Suisse – ci dice che il salario medio mensile dei giovani trentenni cinesi è di circa 1100 euro, contro i 1025 euro dei loro genitori che hanno tra i 56 e i 65 anni, ossia un 15% in più tra le due generazioni. Mentre, impietosamente, Datagiovani su base Istat, ha calcolato che la retribuzione media di un trentenne al primo lavoro in Italia è di 823 euro al mese e quella di un suo coetaneo collaboratore a progetto è di 821 euro al mese (dati Isfol). E in entrambi i casi parliamo di privilegiati perché in Italia il tasso di disoccupazione giovanile registrato dall’Istat (2016) si attesta al 37,1%!

Perché i trentenni cinesi guadagnano di più dei loro connazionali sessantenni? Perché da loro i fattori che alzano il reddito sono unanimemente considerati i seguenti: il livello d’istruzione, la migrazione dalla campagna alla megalopoli e l’alfabetizzazione tecnologica. E a prescindere dai trend cinesi di crescita continua (anche bassa rispetto al recente passato ma ancora continua) e dalle antitetiche dinamiche socio-economiche tra la nostra società e la loro – da noi la gente tende sempre più a rispostarsi verso la provincia e la mia generazione non molla la poltrona nemmeno fosse una cozza abbarbicata su uno scoglio romagnolo – la vera differenza è la seguente.



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